Quando il mo amico Angelo Ventimiglia mi ha proposto di realizzare insieme un'opera per il la mostra Identità nell'ambito del convegno Mediterraneo un mare di culture che si terrà a Cosenza venerdì 24 ottobre, devo dire che ho un po' tentennato... La mostra TRACCE di cui vi ho parlato nel primo post mi stava prendendo buona parte delle energie, ma poi, da buon siciliano, non ho potuto resistere...

Quando penso a quello che era l'assetto sociopolitico di un migliaio di anni fa, alla convivenza pacifica tra cristiani, arabi, ebrei nelle nostre terre, non posso esimermi da affondare nella tradizione e attingerne a piene mani, ubriaco di ispirazione.
Ed ecco che nasce questa nuova opera, sempre con la tecnica dell'oro graffito.
La Cappella Palatina rappresenta perfettamente questo spirito: tracce di architettura araba – tra tutti il soffitto a muqarnas e l'arco a ogiva - coesistono con impianti architettonici di matrice greca e latina. Oro e colori su superfici lignee ci regalano un'opera di fattura così squisita da commuovermi ancora oggi che la conosco e che l'ho rivoltata come un calzino per leggerne i simboli nascosti.

All'interno degli spazi centrali riconoscerete, lungo le linee diagonali, i simboli del potere regale di occidente e di oriente: i leoni, l'aquila e il falco tutti insieme a rappresentare i grandi regni dell'antichità (Venezia, Egitto, Sacro Romano Impero). Poi, lungo la linea verticale Ruggero II il fondatore del Regno di Sicilia e Gesù Cristo che lo incorona, mentre in orizzontale ecco i confini del Mar Mediterraneo: le Colonne d'Ercole e la Colchide (l'arcipelago al confine con la Turchia) rappresentata dal Vello d'Oro.
Il cuore dell'opera è rappresentato dalla mappa di Idrisi, il geografo arabo che compose la mappa incaricato da Ruggero II.
Come dimenticare poi le Repubbliche Marinare? Ecco i loro stemmi negli angoli.
Poi la scritta che si snoda lungo il perimetro della stella a otto punte recita: MEDITERRANEO UN MARE DI CULTURE in arabo, ebraico, italiano, inglese, greco e latino.
Mi piaceva sottolineare e concretizzare anche con le parole, oltre che con le immagini, il concetto chiave dell'opera. Vederlo scritto nell'oro, che si snoda sinuoso, mi dà l'idea che sia quasi una preghiera, un mantra poliglotta per ricordarci che il Mediterraneo unisce e non divide.
Ringrazio tutto gli amici che mi hanno aiutato nelle traduzioni, senza di loro questo lavoro non sarebbe stato possibile.
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